Questo e’ il secondo articolo che voglio dedicare alla Germania in vista delle importanti elezioni del settembre 2013. Il primo e’ stato pubblicato il 13 agosto. Devo ringraziare la nostra collega Monika Gaschnitz-Rossetti per l’aiuto fornito nel sintetizzare quintali di documenti in tedesco.
Capitolo 2 – Le regole del condominio
Nel mio precedente articolo, descrivevo l’Eurozona come un condominio che richiede regole comuni onde evitare che un inquilino renda impossibile la vita per gli altri. Le regole devono essere minime, chiare e tese ad evitare interferenze in questioni interne relative al singolo condomino, purche’ queste non siano causa di danni nel condominio stesso. Ma dicevo anche che le regole vanno necessariamente concordate insieme ed accettate da tutti i condomini senza eccezioni.
La crisi ha dimostrato che le attuali regole non funzionano e quindi ne vanno adottate di nuove. Che risposte offrono i partiti politici che si contenderanno i seggi al Bundestag in meno di due settimane? E, soprattutto, si rendono conto del problema?
La CDU/CSU: i dinosauri
Cominciamo dalla CDU (termine con il quale indico anche il suo alter ego in Baviera, la CSU), partito al governo dal 2005, il cui slogan per le elezioni e’ “insieme per il successo della Germania”. La CDU parla di un’Europa forte, ma non centralizzata, ne’ a livello di organizzazione ne’ di governo. Poco chiaro cosa significa: puo’ significare una federazione dove il potere e’ ripartito tra stati e governo federale in base ad una precisa attribuzione di responsabilita’. Oppure puo’ significare esattamente il contrario.
La CDU richiede che la lingua tedesca abbia pari valore accanto all’inglese e francese nelle amministrazioni UE. Un atteggiamento che e’ l’esatto opposto di quello, molto piu’ pragmatico, di scegliere quella che e’ di fatto la lingua franca in europa (l’inglese) ed utilizzarla come lingua veicolare anche nella UE, anche per ridurre i costi e tempi di traduzione che sono ridicoli. E poi, anche se si volesse adottare la proposta CDU perche’ dare valore solo al tedesco e non, allo spagnolo, al croato, all’italiano, all’ungherese, al finlandese, al danese etc. Non si finirebbe piu’. Il francese fu scelto perche’ vecchia (si’, vecchia ormai) lingua della diplomazia e l’inglese perche’ di fatto lingua franca in Europa e nel mondo. Non vedo alcun motivo simile per l’uso del tedesco nelle amministrazioni UE.
Molto piu’ grave e’ il fatto che la CDU si dichiari in favore della sospensione di Schengen e la reintroduzione dei controlli doganali. In altre parole, un salto indietro nel tempo di anni. Invece di spiegare e tranquillizzare e di spingere verso la creazione di una vera polizia di frontiera europea, la CDU gioca sulle fobie irrazionali del cittadino medio.
Le proposte non migliorano quando si passa a temi economici: sull’unione bancaria, passo indispensabile per risolvere i problemi del credito bloccato in molti paesi europei, la CDU propone di andare avanti, ma solo su uno degli aspetti: quello della centralizzazione del controllo sugli istituti bancari. Di fondo europeo di garanzia sui depositi non se ne parla: deve restare a livello nazionale. La CDU chiede anche di continuare con la politica di riduzione del nuovo indebitamento e del rispetto dei programmi concordati con i singoli Stati membri. In altre parole, piu’ austerita’. Non si parla ne’ di Eurobond ne’ di formule di mutualizzazione del debito in cui il contribuente tedesco sia costretto a rispondere anche per i debiti di altri paesi (e viceversa, ovviamente!). Qui, la CDU di nuovo gioca sulle paure della classe media invece di spiegare con chiarezza che la mutualizzazione di una parte del debito pubblico (alcuni esperti per esempio avevano avanzato proposte di limitarlo alla porzione eccedente il 60% del PIL) avrebbe il beneficio di ridurre la pressione sugli Stati mentre fanno le riforme, con risultati positivi per tutta l’Eurozona. Ovviamente, a cio’ si devono accompagnare meccanismi di controllo che possono esistere solo in una federazione, ma la CDU non propone di fare questo ulteriore salto.
Un breve accenno alla necessita’ di legare i contributi UE a progetti che mirano ad aumentare la competitivita’ e creare posti di lavoro, infine, non bilancia il forte richiamo a “sanzioni” in caso di violazione dei patto di stabilita’ e ai bilanci in pareggio. Insomma, la ricetta CDU e’ “more of the same”, con pero’ qualche “coordinamento” nelle politica economiche per migliorare la competivita’ delle economie europee (tra parentesi, gia’ contenuto nell’agenda di Lisbona quindi nulla di nuovo). Allo stesso tempo, la CDU dichiara che l’Euro non puo’ essere messo in discussione.
Questo e’ abbastanza sorprendente perche’ se si dovesse prendere il programma della CDU alla lettera, continuerebbe la lenta agonia dell’Europa e dell’Euro. La Germania e forse l’Austria e la Finlandia continuerebbero a beneficiare di tassi bassi e nel caso tedesco e finlandese ad essere la formidabile macchina d’export per qualche tempo, tutto finche’ pero’ il crollo dell’Europa del Sud non tirera’ giu’ prima la Francia poi anche la Germania e il gia’ previsto rallentamento dei BRICs blocchera’ la macchina da export. Cio’ non significa che il richiamo alla disciplina di bilancio e alla competitivita’ fatto dalla CDU non sia importante per paesi come l’Italia, dove bisogna ridurre il peso dello Stato e sostenere gli investimenti soprattutto privati, ma le riforme difficili non possono essere fatte in pochi mesi e con il continuo rischio di declassamento, aumento dello spread e instabilita’ a livello europeo, tutti fattori che, questi si’, finirebbero per affossare ogni tentativo di investire per riguadagnare in competitivita’. In tal senso, la definizione piu’ calzante che posso dare ai dirigenti CDU e’ quella usata dall’Economist di qualche mese fa per tutti i leader europei: “i sonnambuli”: fanno le cose mentre dormono e non vogliono svegliarsi.
SPD e Verdi: un’altra idea di Europa
Tutta diversa la musica suonata nei programmi dell’SPD e dei Verdi.
Si parte dal riconoscimento da parte della SPD che “la Germania ha bisogno dell’Europa come l’Europa ha bisogno della Germania” e si finisce con il richiamo ad una “Germania europea” dei Verdi, i quali ricordano all’elettorato che la politica europea e’ politica interna (un aspetto che forse la CDU dimentica). La SPD propone di ristrutturare l’UE partendo da una corretta distribuzione delle competenze tra i vari livelli in base al principio di sussidiarieta’, trasformando la Commissione in un vero “governo europeo” e creando una seconda camera in cui gli stati vengano rappresentati. Un approccio molto simile a quello federalista. Simile anche la proposta dei Verdi, i quali pero’ propongono una maggiore partecipazione diretta da parte dei cittadini attraverso referendum e una consultazione pubblica all’interno dell’Europa sul futuro della UE.
Su temi economici, la SPD – nettamente in favore della moneta unica – si spinge fino a proporre un governo europeo dell’economia (con il caveat pero’ che debba trattarsi dell’economia sociale di mercato, un’economia dove non c’e’ posto per esempio per privatizzazioni di servizi essenziali), l’adozione di regole comuni per il settore bancario e la progressiva separazione dei poteri di supervisione e di politica monetaria nelle BCE; ma non menziona esplicitamente gli Eurobond o altre forme di mutualizzazione del debito. Steinbruck sa benissimo che queste parole portano via voti come il vento. D’altra parte, la posizione dell’SPD in materia e’ stata, per cosi dire, “ondeggiante” negli ultimi 2 anni. Alcuni leaders pero’ come Sigmar Gabriel si sono espressi piu’ a favore anche di recente, ma non fanno della “fiscal union” una bandiera.
I Verdi invece vanno direttamente nella direzione di un “patto per la riduzione dei debiti” all’interno dei meccanismi esistenti dell’ESM e EMF (da finanziare attraverso una patrimoniale a livello europeo!), e nel medio-lungo termine, degli Eurobond.
La SPD ovviamente attacca l’approccio Merkel alla crisi perche’ consiste in interventi tardivi che hanno peggiorato la situazione, ovvero quel metodo “Merkiavelli” descritto da Ulrich Beck basato sul ritardare le decisioni, proprio per farle “pesare” di piu’ ed accrescere la propria influenza. Il problema pero’, come ha ricordato la stessa Merkel al leader della SPD Steinbruck durante il recente dibattito televisivo e’ che la SPD ha votato a favore di tutte le “mezze misure” adottate dal governo precedente e quindi e’ stata partecipe di queste decisioni.
Tuttavia, i leader della SPD sembrano fare meno i sonnanmbuli e aver senz’altro compreso meglio la pericolosa situazione in cui si trova l’Europa, soprattutto la fascia Sud.
Tra le proposte SPD si trova anche una che non puo’ che risonare positivamente tra i cittadini tedeschi: vincolare l’elargizione di aiuti del Fondo Salva Stati ad una seria lotta all’evasione fiscale nel paese in questione. La proposta SPD sembra abbastanza equa: un Paese dovrebbe prima di tutto contare sulla volonta’ dei propri cittadini di salvarlo; se neanche i propri cittadini sono interessati, perche’ dovrebbero esserlo gli altri. L’Italia fortunatamente, ancora non ha avuto bisogno del Fondo Salva Stati, ed e’ un bene visto che le notizie sul fronte evasione non migliorano molto (secondo un articolo del Sole 24 del 4 settembre sulla base di dati GdF, ancora il 70 pcento dei commercianti romani non rilascia scontrino).
Molto piu’ radicali le proposte dei Verdi sull’economia, che vanno anche nella direzione di un reddito di cittadinanza minimo garantito.
FDP: federalismo a metà
Misteriosa la posizione dell’FDP (partito di ispirazione liberale alleato della Merkel negli scorsi 5 anni) sull’Europa: incoraggiante il richiamo alla creazione di una nuova struttura che richiama quella federale, con piu’ poteri ad un vero governo europeo, la creazione di una seconda “camera” dove vengano rappresentati gli stati simile peraltro al Bundesrat tedesco. Incoraggiante anche l’opposizione alla sospensione di Schengen e alla reintroduzione dei controlli doganali, e il richiamo ad un’integrazione delle politiche di sicurezza e difesa. Molto scoraggiante invece la chiusura verso ogni forma di mutualizzazione del debito e Eurobonds. Forse la FDP dimentica che alla base della creazione di uno stato federale in America ci fu proprio, in primis, l’assunzione dei debiti esistenti da parte della federazione.
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Queste, piu’ o meno, le forze piu’ rilevanti in campo. Die Linke, i Pirati e il nuovo partito euroscettico Alternative fur Deutschland sono molto piu’ marginali e nel caso di AfD si spera non sfioreranno nemmeno il 2 pcento. Il nostro European Federalist Party poi e’ appena agli inizi in Germania e quindi partecipera’ solo alle elezioni europee del 2014.
Quali sono i pronostici? Con la CDU che nei sondaggi viaggia intorno al 40%, sembra impossibile ad oggi che possa governare da sola. Tuttavia, sarebbe sufficiente l’appoggio della FDP, suo alleato attuale, che come visto sembra avere un programma piu’ orientato perlomeno sul federalismo “istituzionale” e sul rafforzamento del mercato unico. Se la FDP non riuscisse ad avere almeno il 5%, la CDU dovrebbe allearsi con un’altra forza politica: molto probabilmente, ci sarebbe un’altra Grosse Koalition con la SPD, musica sostanzialmente positiva per l’Europa.
Se invece – come sembra probabile – la CDU riuscirà a governare senza allearsi con SPD o i Verdi, ci saranno rischi per l’Europa. Delle due, infatti, l’una: o il programma della CDU e’ pieno di cose che i tedeschi vogliono sentire ma che verranno attuate solo in parte (o per niente). Oppure, se la CDU veramente attuasse quello che dice nel programma, suonerebbe probabilmente la campana a morto per l’Eurozona e probabilmente anche la UE.
Tuttavia, qualche segnale positivo c’e’. Se uno guarda oltre le righe dei programmi e invece alle recenti dichiarazioni della Merkel, si puo’ notare come la cancelliera sia ben conscia che le promesse fatte al contribuente tedesco di non mettere piu’ le mani nelle sue tasche per stabilizzare l’Eurozona (a beneficio della Germania stessa!) non siano credibili. E infatti la cancelliera sembra aver trovato gia’ un caprio espriatorio se sara’ costretta a rimangiarsi le promesse: i cosiddetti “errori” commessi dal precedente governo Schroeder,delle cui riforme la Merkel invece e’ stato il diretto beneficiario.
Alla fine, tutto il mondo e’ paese.
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