Di solito il prof. Panebianco dice cose sulle quali mi trovo d’accordo, ma oggi mi trovo meno d’accordo sulle conclusioni del suo articolo del Corriere “Gli alleati improbabili in Europa”. Un’eventuale uscita del Regno Unito (ammesso che avvenga, visto che tutte le associazioni di business inglesi e l’intera City sono contrarie), non indebolirebbe la UE, come afferma Panebianco, ma imprimerebbe invece un’accelerazione verso una gestione veramente comune di materie quali difesa, politica estera e immigrazione, gestione comune che i sudditi della regina hanno sempre fatto e fanno ancora fatica ad accettare. Certo, mi dispiacerebbe un’uscita del Regno Unito, perche’ ne condivido alcune scelte in materia economica che potrebbero funzionare anche in altri paesi UE, ma un’uscita non sarebbe fatale per la UE, anzi.
Quello su cui mi trovo invece d’accordo e’ che le eccezioni alle regole chieste dall’Italia e dalla Francia in relazione al patto di stabilita’ e crescita indeboliscono l’intera costruzione e convincono sempre di piu’ i cittadini tedeschi, olandesi e austriaci a sostenere politiche di austerita’, mentre i greci, portoghesi, spagnoli e irlandesi pensano che per quanto riguarda gli impegni di riduzione del deficit e del debito pubblico siano stati adottati due pesi e due misure (a loro sacrifici immani, a Francia e Italia eccezioni).
Detto cio’, se queste eccezioni richieste (e “quasi” accettate) servono per far cambiare un po’ il discorso nella UE e far capire soprattutto alla coalizione al potere in Germania che non tutti i paesi potranno seguire lo stesso iter e fare esattamente gli stessi passi nelle riforme, e quindi serve flessibilita’ sui tempi, allora forse avranno utilita’ nel lungo termine. Se invece le eccezioni richieste da Francia e Italia servono solo per perpetuare sine die cattive abitudini (tassa, spendi e prendi in prestito, per intenderci) allora non mineranno solo la credibilita’ della costruzione europea, che sarebbe il meno, ma la tenuta economica e politica dei due paesi.
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